IL DECRETO DEL "FARE"
"Dire, fare,......stangare"

Nei lunghi pomeriggi della nostra infanzia, ogni tanto, qualcuno, proponeva un giochetto che prendeva il nome da una filastrocca, oggi si direbbe “tormentone” il cui ritornello era “dire, fare, baciare, lettera, testamento”.
Il passatempo, invero banale, consisteva nel far dire, o fare, o comunque subire, al malcapitato di turno, una qualche scemenza o piccola angheria, e pure, quando ti toccava “baciare”, potevi stare certo che gli amici partecipanti al gioco mai ti avrebbero concesso il privilegio di farlo con la più bella della compagnia.
Coloro che ci hanno governato e che tuttora ci governano, indistintamente dalla colorazione politica (ma ha ancora un senso parlare di “ideologie” ?) hanno, di questa filastrocca, fatto grande uso, sin qui, del “dire” e del promettere, per arrivare, finalmente, al “fare” con il cosiddetto “Decreto del Fare”, quasi come se il “Fare” non dovesse essere prerogativa principale di qualsiasi Governo in qualsiasi Stato.
Nella realtà questo del Governo Letta più che un decreto “del fare” sembra un classico milleproroghe. Con una trovata non nuova: si esaltano separatamente i piccoli aspetti positivi e si rimandano al futuro i molti aspetti negativi che, alla fine, si concentreranno, verosimilmente, in nuovi prelievi.
Il Premier Enrico Letta, quasi infastidito, ha spiegato in questi giorni che dopo i nuovi stanziamenti decisi dal suo esecutivo, le imprese non hanno più alibi per non assumere i giovani. Giusto: ma con una pressione fiscale che supera ormai il 60%, con il “baratto” del rinvio dell’aumento di un punto dell’IVA, a fronte di quello (certo) dell’acconto IRPEF, come si fa a credere che l’uscita dal tunnel della recessione sia prossima ?
Gran parte delle ventiquattro scadenze fiscali e contributive introdotte dal decreto sul lavoro e IVA si concentreranno tra novembre e dicembre creando un vero ingorgo fiscale che metterà a dura prova interi settori produttivi: molte delle nuove imposte, infatti, come IVA al 22%, IMU, TARES, acconto IRES, IRPEF, IRPEF saranno più onerose delle precedenti rappresentando un’ulteriore “stangata” insopportabile per la maggior parte degli operatori.
Il tempo a disposizione per invertire la tendenza è oramai scaduto; interi comparti dell’economia nazionale si stanno dileguando verso altri lidi più ospitali e l’Italia è un Paese fermo da decenni.
Del resto, cosa si può pretendere dai Governi, quando l’unica medicina in grado di somministrare, è quella di aumentare le imposte ai Privati anziché incidere profondamente sulla spesa pubblica ?
A fronte di uno Stato che spende 805 miliardi all’anno per mantenersi, per riequilibrare il mancato (per ora) aumento di un punto percentuale dell’Iva (3 miliardi di minor imposta) si è ricorso alle “vecchie ricette”: aumento delle tasse sulle sigarette e sull’imposta di bollo ! E’ serio tutto ciò ? Di che politica economica stiamo parlando ? A quale spending review ci stiamo ispirando ?
Che fine farebbe il Responsabile di un’Associazione se prima arredasse l’immobile dove esercita l’attività con i mobili e le attrezzature più costose sul mercato, poi si attribuisse un compenso da nababbo, si comperasse un auto di lusso e infine pretendesse di riversare sulle quote associative degli Associati i propri capricci ? Probabilmente durerebbe una settimana !
Chi ci governa ha agito proprio in questo modo: non ha trovato da risparmiare 3 miliardi sugli oltre 800 spesi per la macchina statale e non ha escogitato di meglio che aumentare le imposte di bollo che, guarda caso, gravano anche sulle nostre Associazioni.
La filastrocca del dire, fare, baciare, si conclude con il “testamento” che pare l’ultimo atto che chi Governa questo Paese, vuol far fare agli Italiani, dopo averci consegnato nel corso degli anni una pesantissima eredità.
Leonardo Ambrosi